SI CHIUDE A TORINO IL CONGRESSO DEI COMMERCIALISTI
Commercialisti determinanti per successo del PNR
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De Nuccio (presidente nazionale) propone la certificazione dei progetti su due livelli da parte della categoria: uno per testarne la solidità finanziaria, l’altro per valutare l’impatto dell’investimento in termini ambientali e sociali
“Nello sforzo che tutti dobbiamo compiere per una piena realizzazione dei progetti, c’è la necessità di trattare d’ora in avanti il tema PNRR in un’ottica “qualitativa” più che “quantitativa” della spesa, rendendo più attrattivi gli investimenti. Ogni progetto andrebbe definito come se si trattasse di un piano industriale, soffermandosi sulla fase della programmazione dell’investimento da realizzare. In questo scenario, il ruolo dei commercialisti può essere determinante per il successo del PNRR”. È quanto affermato dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, nel corso del suo intervento a Torino nella giornata conclusiva del Congresso nazionale della categoria.
“Le nostre competenze – ha spiegato – possono essere di concreto supporto in un percorso di certificazione dei progetti su due livelli. Con il primo, si entrerebbe nel merito della loro sostenibilità finanziaria ovvero del ritorno monetario dell’investimento, con effetti benefici per l’operatore economico e per i portatori di interesse. Molto spesso il nostro tessuto produttivo appare su questo versante poco preparato. A suo supporto, i commercialisti intervengono per guidarlo nella scelta di investimenti che, in ambito PNRR, vengono definiti attrattivi anche in relazione alle dinamiche dei prezzi, ai cronoprogrammi di esecuzione, alla tempistica dei pagamenti da parte delle stazioni appaltanti.
Con la certificazione di primo livello – ha proseguito – si potrebbero attestare inoltre solidità e solvibilità degli operatori economici convolti nella realizzazione del progetto, attestando alcuni dei dati da inserire nel DGUE (Documento di Gara Unico Europeo), eliminando in tal modo il passaggio della verifica da parte della stazione appaltante, che spesso comporta ritardi significativi tra la fase di aggiudicazione e quella di effettivo inizio dei lavori. Un simile intervento, anche solo nelle more della piena applicazione del Fascicolo Virtuale dell’Operatore Economico (FVOE), consentirebbe di ridurre i tempi di gara, che generalmente rappresentano una delle principali criticità nella realizzazione di opere pubbliche in Italia”.
Il secondo livello di certificazione ipotizzato da de Nuccio “potrebbe riguardare l’impatto dell’investimento in termini ambientali e sociali. Secondo il principio della proporzionalità, è importante che la certificazione abbia dei punti fermi, ma anche che si modelli sulla specificità economica del soggetto attuatore che accede ai fondi e sulla sua dimensione. Si potrebbe dunque pensare all’attività di certificazione costruita in base a un modello “standard” per alcuni aspetti al fine di ridurre il più possibile la variabile soggettiva del processo valutativo, ma allo stesso tempo modificabile per altri, per un adeguamento della stessa alle specificità del soggetto attuatore.
“Da un punto di vista più operativo – ha concluso – la certificazione potrebbe essere inserita tra la documentazione a supporto delle informazioni rinvenibili sul portale ReGiS, in aggiunta, pertanto, alle informazioni di natura anagrafica, tecnica e operativa richieste al soggetto attuatore. Le ulteriori informazioni, a garanzia della validità del progetto, permetterebbero, tra l’altro, di velocizzare l’attività di monitoraggio e di rendicontazione poiché favorirebbero l’analisi degli scostamenti e delle cause alla base del mancato raggiungimento degli obiettivi riferiti ad un particolare progetto”.
Fonte: CNDCEC – Comunicato 20 ottobre 2023
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