SI FERMA MEZZA ITALIA
L’annuncio del premier: «Lo Stato è qui, rallentiamo ma non ci fermiamo»
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Una decisione che dal dopoguerra ad oggi non era mai stata presa: l’Italia chiuderà le fabbriche che non producono generi di prima necessità, come cibo o farmaci. Un fatto che inevitabilmente cambierà il corso della storia. L’aggiornamento quotidiano è appena stato comunicato. È il più nero di sempre: 793 morti in più rispetto al giorno precedente e 4821 nuovi casi solo oggi. Il picco dei contagi da Coronavirus non si vede all’orizzonte. E di fronte a questi dati, il premier Giuseppe Conte incontra i sindacati e i rappresentanti delle imprese, in pressing da giorni. Ormai, i tentennamenti non sono più concessi. Al Nord, nel Nord delle fabbriche, il virus continua a circolare con numeri che fanno paura. Nonostante i divieti emessi nelle ultime settimane, le persone che si muovono per motivi lavoratavi sono troppe. Dunque ecco che il presidente del Consiglio si convince a nuova stretta, l’ennesima. Salvaguardare i servizi definiti essenziali, come trasporti, sanità, telecomunicazioni, e fermare tutto il resto, cioè quelle fabbriche che non producono generi di prima necessità. La settimana scorsa si era discusso delle misure sulla sicurezza sul lavoro, ora invece la situazione è ancora più preoccupante, da qui la richiesta firmata da tutti i sindacati: “Chiediamo di valutare misure ancor più rigorose, la sospensione di attività non essenziali in questa fase per il nostro Paese”. Perché, avverte il leader della Cgil Maurizio Landini: “La paura della gente si può trasformare in rabbia” In sostanza nelle fabbriche, in una catena di montaggio, è impossibile rispettare le misure di sicurezza. E quindi la vita di chi lavora e delle loro famiglie è esposta a rischi enormi. Non solo, soprattutto nel Nord d’Italia, le persone che ancora stanno andando fisicamente a lavorare sono troppe. Ed è per questo che il governatore Attilio Fontana oggi ha perso la pazienza emettendo una sua ordinanza in cui vieta lo sport all’aperto, chiude i cantieri e gli studi professionali. Va quindi allo scontro con il governo per la lentezza con la quale il presidente del Consiglio sta prendendo alcune decisione strategiche: “Non so più come dirlo – sbraita il governatore – solo con l’estrema limitazione dei contatti interpersonali possiamo cercare di invertire questa tendenza”. Confindustria chiede di assicurare alle imprese tutta la liquidità di cui hanno bisogno per superare la fase transitoria, in caso di chiusura volontaria o meno, attraverso un fondo di garanzia che riguardi piccole, medie e grandi aziende. Per mettere a punto ogni cosa servirà ancora qualche ora, ma l’annuncio di nuovo decreto del presidente del Consiglio arriverà a breve. La linea è quella indicata dai sindacati, ovvero chiudere alcune attività non considerate necessarie su tutto il territorio nazionale.
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