STRALCIATA LA NORMA SULLA LIBERALIZZAZIONE DEI DOCENTI E RICERCATORI UNIVERSITARI
Cup e Rpt hanno vinto: niente attività extraistituzionali realizzate in favore di privati e enti pubblici
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Dopo giorni di intensa attività e di sensibilizzazione ad ogni livello politico e ministeriale, l’alleanza dei professionisti che fa capo al Comitato Unitario Professioni ed alla Rete delle Professioni Tecniche, che raccolgono i vertici nazionali delle professioni ordinistiche, ha ottenuto un importante successo: lo stralcio dal DL Semplificazioni dell’emendamento 19.15 che avrebbe consentito ai professori ed ai ricercatori universitari a tempo pieno di svolgere liberamente, indipendentemente dalla retribuzione, attività extraistituzionali realizzate in favore di privati e enti pubblici.
L’emendamento avrebbe creato una nuova forma di “libera” professione, priva completamente di regole e tutele per la committenza, con grave lesione della parità di condizioni nel mercato professionale, a discapito soprattutto dei giovani professionisti. .
Peraltro, la nuova norma, spacciata per “interpretazione autentica” di una norma del 2010, avrebbe addirittura annullato definitivamente procedimenti presso la Corte dei Conti per attività professionali, svolte in passato in violazione della norma suddetta.
È stato importante il sostegno di numerosi senatori che, pur essendo l’emendamento approvato dalle Commissioni e Governo, hanno espresso successivamente la loro contrarietà al provvedimento, riconoscendo valide le argomentazioni di Rpt e Cup, contenute in un ampio e documentato parere.
Decisivo, in particolare, il concorde parere del Mef – Ragioneria dello Stato, secondo la quale l’emendamento, tra l’altro, avrebbe comportato l’eliminazione di tutte le limitazioni allo svolgimento di attività extraistituzionali, incentivando quindi il ripristino del rapporto di lavoro a tempo pieno per coloro che avevano optato per il tempo definito proprio per conciliare l’attività didattica con quella extraistituzionale, con conseguenti maggiori e rilevanti costi a carico degli atenei e quindi della finanza pubblica. Inoltre, avrebbe dato luogo a richieste emulative anche per tutti gli altri comparti pubblici.
Si tratta di un’importante risultato per i professionisti italiani che, con la loro pronta reazione, hanno evitato che passasse una norma illegittima e dannosa che, tra l’altro, avrebbe fortemente penalizzato non solo i professionisti ma soprattutto i tantissimi professori e ricercatori universitari sia a tempo pieno che definito che svolgono con sacrificio, con serietà e nel rispetto delle leggi le proprie attività professionali conciliandole con quelle fondamentali della didattica.
Nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al risultato positivo, e nell’esprimere soddisfazione per aver visto riconosciuta la correttezza delle proprie posizioni, le professioni italiane non possono non evidenziare però il loro disappunto per non aver ottenuto l’approvazione di alcune proposte di emendamenti tese alla effettiva semplificazione di numerose procedure, ma assicurano comunque il proprio contributo per il miglioramento della normativa, anche sul tema del rapporto tra didattica e professione.
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