Anno: XXV - Numero 219    
Giovedì 28 Novembre 2024 ore 13:00
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SUBITO PIÙ SOLDI IN BUSTA PAGA

Tutti d’accordo sul taglio del cuneo fiscale contro l’inflazione, ma poi chi paga il conto?

SUBITO PIÙ SOLDI IN BUSTA PAGA

 “La strada giusta è quella di convertire le risorse economiche impegnate per il Reddito di Cittadinanza nel taglio del cuneo fiscale. Una misura che amplierà gli effetti sui mercati generando positività. Il premier Draghi intendeva proprio questo quando parlava di debito buono e debito cattivo. Un euro investito dallo Stato deve produrre una somma maggiore. Il taglio del costo del lavoro è la ricetta per la quale ci batteremo. Il nostro Paese deve tornare a essere credibile e appetibile dalle multinazionali che devono sapere che in Italia trovano dei giovani talenti e delle capacità sulle quali è possibile investire”. Queste le parole di Alessandro Colucci (Noi con l’Italia), segretario dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, nel corso del webinar “Più soldi in busta paga. Tutti d’accordo sul taglio del cuneo fiscale contro l’inflazione, ma poi chi paga il conto?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Il lavoro lo danno le imprese, non certo un decreto legge o provvedimenti di assistenzialismo. Crediamo che sia sbagliato il principio con il quale viene riconosciuto il Rdc. Ci sono altri modi per aiutare chi è in difficoltà. Erogare risorse per non andare a lavorare – ha proseguito Colucci – è un segnale sbagliato. Il ‘Reddito’ sta distraendo i giovani, la nostra forza lavoro del presente e del futuro”.

Scetticismo viene espresso da Ylenja Lucaselli (deputata di Fratelli d’Italia in Commissione Bilancio a Montecitorio): “Tutti parlano di taglio del cuneo fiscale ma poi nessuno lo vuole realmente. Fratelli d’Italia ha presentato un emendamento al ‘Decreto Aiuti’ per effettuare un primo taglio concreto e aprire il varco ad una riforma vera, ma tutti i partiti di maggioranza hanno votato contro. Nella sostanza non si vogliono prendere responsabilità. Il taglio del cuneo fiscale è una misura fondamentale se vogliamo far ripartire i consumi in Italia. Con l’inflazione che galoppa all’ 8% e al netto dei provvedimenti del governo su energia e petrolio, quando i costi salgono così tanto difficilmente si può tornare indietro. Le risorse ci sono, non bisogna arrivare alla Legge di Bilancio. Si possono reperire fondi dal reddito di cittadinanza eliminando la misura per chi non ha compiuto ancora trent’anni ed è perfettamente in grado di lavorare. Aspettiamo di vedere la volontà reale del governo di procedere a questa grande riforma ricordando che gli italiani hanno tra gli stipendi più bassi d’Europa”.

Davide Zanichelli (parlamentare del M5s nella Commissione Finanze della Camera), invece, sostiene che passi concreti ne sono stati fatti: “Quando abbiamo previsto i famosi 60 euro aumentando la platea, è equivalso ad un taglio del cuneo fiscale. Il discorso è duplice, dobbiamo capire chi deve avere un po’ di soldi in più in tasca. Secondo noi occorre aiutare chi ha i redditi più bassi. Ma soprattutto per far ripartire la domanda interna e quindi irrobustire quella di beni e servizi, spesso essenziali. L’abbassamento del cuneo fiscale è anche inserito all’interno degli obiettivi della delega fiscale. Una riforma del fisco nel suo complesso che ha come obiettivo di non innalzare le tasse esistenti e avere una dote finanziaria che servirà a ridurle. Anche con l’introduzione del salario minimo, per dare quella sicurezza alle persone con redditi bassi di poter contare su qualcosa. La differenza tra le diverse forze politiche è come arrivarci. Abbiamo votato in commissione il ‘Decreto Aiuti’ – ha aggiunto Zanichelli – e c’erano alcune proposte provocatorie che chiedevano di ridurre il cuneo dimezzando la dote finanziaria del reddito di cittadinanza, per dare a chi ha poco prendendo da chi non ha nulla. Forse lì sta la differenza, se proprio si deve prendere qualcosa si dovrebbe fare da chi ha di più, non da chi ha di meno”.

Per Raffaele Trano (deputato di Alternativa in Commissione Bilancio): “Tutte le forze politiche sono d’accordo a ridurre il cuneo ma bisogna trovare le risorse. Le imprese in questo momento non hanno questa capacità. Navigano a vista e tante sono a rischio fallimento; chiedere a loro ulteriori sforzi per dare di più ai dipendenti non credo sia giusto. Dove trovare le risorse? Partiamo dalla ‘spending review’ e dai tanti carrozzoni inutili che servono a sistemare politici trombati. Pensiamo ad alcune società partecipate dal Mef che nessuno sa che cosa facciano mentre offrono incarichi senza ritegno. Carrozzoni che potrebbero essere eliminati per liberare risorse ed avviare la riduzione del cuneo fiscale. Siamo fiaccati da due anni di pandemia e bisogna partire dalla riduzione di sprechi e inefficienze che non producono valore per lo Stato. Abbiamo visto che per il riarmo e per le spese belliche sono subito usciti fuori 14 miliardi di euro. Allora – ribadisce Trano – il Governo potrebbe destinare subito 10 miliardi di euro e dare inizio alla riduzione del costo del lavoro offrendo un segnale tangibile ai lavoratori in difficoltà”.

Il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara): “Da tutte le parti sociali si assiste alla richiesta di una forte riduzione del cuneo fiscale per aumentare quanto entra in tasca ai lavoratori. Questa riduzione a prestazioni invariate resta tuttavia di difficile attuazione. Confindustria e partiti chiedono un intervento schock per aumentare la capacità di spesa delle famiglie italiane ma come finanziare questa riduzione per dare di più ai dipendenti? E sullo sfondo aleggia sempre lo spettro di una patrimoniale, misura da sempre invisa a diverse rappresentanze del Parlamento”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr): “Argomento non semplice quello di ridurre il costo del lavoro favorendo i percettori di reddito di lavoro dipendente, e perché non anche di lavoro autonomo? Ma con un bilancio dello Stato che è strettamente rigido la vedo dura. Il welfare in Italia vale più del 27% della spesa pubblica. Il costo degli interessi sul debito vale un po’ meno del 7%. Questa è una spesa rigida e non modificabile. Come si fa ad intervenire per ridurne il peso? Ho ascoltato diverse ipotesi, anche quella di finanziare la riduzione del cuneo con il gettito del recupero dell’evasione, che si può fare ma non può essere considerata una entrata certa. Quello che è certo è che bisogna migliorare la spesa tagliando quella improduttiva, riducendo il più possibile il costo sociale di una spesa che non è fuori controllo ma è di una rigidità spaventosa”.

 

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