SUPERBONUS VERSO LO STOP TOTALE
Fanno eccezione gli interventi per cui sia già stata presentata la Cila
In evidenza
Il Superbonus, d’ora in avanti non potrà più essere utilizzata l’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito al posto della detrazione. Lo prevede una bozza del dl sulla cessione dei crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali. L’oggetto dell’intervento non è il bonus, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico. Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto “sconto in fattura” né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.
Si abrogano le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi a: spese per interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro; spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento. Infine, il testo chiarisce il regime della responsabilità solidale nei casi di accertata mancata sussistenza dei requisiti che danno diritto ai benefici fiscali.
Con le nuove norme, ferme restando le ipotesi di dolo, si esclude il concorso nella violazione, e quindi la responsabilità in solido, per il fornitore che ha applicato lo sconto e per i cessionari che hanno acquisito il credito e che siano in possesso della documentazione utile dimostrare l’effettività delle opere realizzate.
L’esclusione opera anche per i soggetti, diversi dai consumatori o utenti, che acquistano i crediti di imposta da una banca, o da altra società appartenente al gruppo bancario di quella banca, con la quale abbiano stipulato un contratto di conto corrente, facendosi rilasciare un’attestazione di possesso, da parte della banca o della diversa società del gruppo cedente, di tutta la documentazione. Resta, peraltro, fermo che il solo mancato possesso della documentazione non costituisce causa di responsabilità solidale per dolo o colpa grave del cessionario, il quale può fornire con ogni mezzo prova della propria diligenza o non gravita della negligenza.
Il Consiglio ha concordato che le associazioni di rappresentanza delle categorie maggiormente interessate dalle disposizioni del decreto-legge saranno sentite dal Governo il prossimo 20 febbraio.
Al termine della riunione del Consiglio dei ministri il vicepremier Antonio Tajani ha sottolineato come la situazione relativa ai crediti d’imposta sia “fuori controllo”.
“Abbiamo deciso di bloccare in futuro la cessione dei crediti d’imposta a regioni e comuni perché c’è stata una lievitazione di questi crediti che, ahimè, è avvenuta per una mancata pianificazione da parte del governo precedente”. Lo ha sottolineato il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in conferenza stampa al termine del Cdm.
“Il governo Draghi – ha aggiunto Tajani – ha tentato di bloccare questo andamento, ma ormai era troppo tardi, la situazione era fuori controllo. Ecco perché è stato necessario intervenire e tamponare gli errori commessi in passato. Si tratta di un’azione per impedire che la mancanza di controllo in passato provocasse danni gravi all’economia”. “Si doveva intervenire per arginare una situazione abnorme con 110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle casse dello Stato. Lo abbiamo fatto attraverso un intervento mirato a evitare che gli enti locali potessero acquistare questi crediti generando ulteriori difficoltà nei loro bilanci. Anche i mercati ci avrebbero creato grandi problemi. Siamo pronti a incontrare le associazioni di categoria e i professionisti per cercare nuove soluzioni perché abbiamo a cuore le esigenze delle imprese”. Lo ha dichiarato Maurizio Leo, viceministro per l’Economia e le Finanze, intervenendo nel corso del Convegno “La legge di Bilancio 2023” promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli.
Ma l’approvazione del decreto ha subito scatenato reazioni preoccupate. In primo luogo delle categorie direttamente interessate. “La cessione del credito è nata nel 2016, ben prima dell’introduzione del superbonus, per favorire l’utilizzo delle detrazioni fiscali da parte delle famiglie meno abbienti. Negli anni successivi, il meccanismo è stato modificato in vari modi, discutibili come ogni cosa. Lascia quantomeno perplessi, se confermata, la scelta del Governo – dice il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa – di eliminare del tutto questo sistema. Attendiamo fiduciosi le notizie e le spiegazioni che saranno fornite, ma buttare il bambino con l’acqua sporca non sarebbe la scelta più saggia”.
Dura la reazione di Eraldo Turi, presidente dell’Odcec di Napoli secondo il quale lo stop del superbonus aiuta le casse dello Stato ma crea seri problemi a imprese. Per il presidente del Cni Angelo Domenico Perrini “La recente decisione del Governo di porre fine al meccanismo della cessione del credito d’imposta per i bonus fiscali, a cominciare da quelli più utilizzati negli ultimi due anni, ovvero quelli per l’edilizia, rischia di generare uno shock di notevoli proporzioni tenuto conto del numero consistente di cantieri che si stanno ancora aprendo e del livello estremamente elevato di crediti pregressi incagliati. La bolla rischia di scoppiare per l’intempestività della decisione del Governo di porre fine a uno strumento che, nel bene o nel male, ha sostenuto un meccanismo ancora più ampio, quello dei bonus e dei Superbonus per l’edilizia, che hanno contributo non poco al rilancio dell’economia nella fase post Covid”.
E non mancano le reazioni politiche. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte si dice preoccupato “non tanto dall’affossamento di una misura ideata dal M5S”, ma dal “colpo letale al settore dell’edilizia, che negli ultimi due anni ha dato un contributo fondamentale alla crescita record del Pil. Qui si gioca sulla pelle di lavoratori e famiglie e si mette a repentaglio il futuro di almeno 25 mila aziende dell’edilizia, 130 mila posti di lavoro”.
Attraverso Facebook, Conte definisce il provvedimento “un’intollerabile presa in giro degli italiani, considerando le promesse elettorali del centrodestra sulla protezione dei bonus edilizi e la partecipazione di autorevoli esponenti del centrodestra alle tante piazze che si sono riunite a tutela dell’edilizia”. “Ci chiediamo infine come farebbe a restare un minuto di più al Governo un partito, come Forza Italia – conclude – che in Parlamento e a livello locale ha promesso e prospettato numerose iniziative a tutela del Superbonus e della cessione dei crediti d’imposta”.
“La scelta del governo di chiudere il bonus 110% è totalmente condivisibile. È un provvedimento che ha generato uno spreco di risorse mai visto nella recente storia repubblicana. Un provvedimento iniquo e che ha drogato il mercato. Brava Giorgia Meloni”. Lo scrive su Twitter il leader di Azione, Carlo Calenda.
E per Azione interviene anche il vicesegretario e portavoce Mariastella Gelmini. “Sulla questione dell’acquisto dei crediti del superbonus la maggioranza sta andando in tilt e il governo si prepara a contraddire anche regioni guidate dalle stesse forze politiche che lo sostengono. A rimanere schiacciate da questa morsa rischiano di essere famiglie e imprese. Si può legittimamente essere critici sulla natura di questa misura agevolativa di cui tanto si è discusso, ma non si può consentire che a pagare le conseguenze di scelte politiche incerte e contraddittorie sia un intero comparto produttivo insieme a migliaia di onesti committenti che sulla possibilità di vendere i crediti hanno fatto legittimo affidamento. In merito al paventato stop totale alla cessione e allo sconto in fattura devono essere garantiti tutti gli interventi già in corso”.
Altre Notizie della sezione
SUL LAVORO AUTONOMO UNA RIFORMA A METÀ
30 Dicembre 2024Resta infatti irrisolta la questione del regime fiscale applicabile alle società tra professionisti e l’anacronista indeducibilità dei compensi per le attività che il coniuge o i figli del professionista prestano nello studio.
VIA LA NORMA CHE LIMITA L’ACCESSO ALLA GIUSTIZIA
27 Dicembre 2024È quanto tornano a chiedere l’Organismo congressuale forense, l’Associazione italiana giovani avvocati, l’Associazione nazionale forense, il Movimento Forense e l’Unione nazionale delle Camere civili.
IGNORATO IL RUOLO DI OLTRE DUE MILIONI DI PROFESSIONISTI
23 Dicembre 2024Ha ricevuto parere contrario l’ordine del giorno alla Legge di Bilancio 2025, presentato dal Senatore Andrea De Bertoldi, per estendere il differimento dei termini per malattia e infortunio del professionista anche agli adempimenti di natura previdenziale.