Anno: XXV - Numero 219    
Giovedì 28 Novembre 2024 ore 13:00
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TROPPE CRITICITÀ NELL’EQUO COMPENSO

Inaccettabile un sistema sanzionatorio previsto dal testo "a carico dei soli iscritti agli Ordini che accettano compensi sotto la soglia dei parametri", al contrario di altri soggetti (società di consulenza, ma anche professionisti non iscritti agli Ordini) che operano nel mercato dei servizi professionali.

TROPPE CRITICITÀ NELL’EQUO COMPENSO

La proposta di legge sull’equo compenso, già licenziata dalla Camera dei Deputati ed attualmente all’esame del Senato, ha il merito di avere acceso la luce sulla paradossale condizione per la quale i liberi professionisti faticano a vedersi riconoscere una remunerazione proporzionata alla qualità e quantità della prestazione resa: ogni qual volta vi sia un rilevante squilibrio dei rapporti di forza contrattuale a favore dei committenti; in occasioni – non rare – del suo totale disconoscimento da parte della Pubblica Amministrazione, quando quest’ultima ricerca prestazioni anche altamente qualificate a titolo gratuito o “da compensare” con l’arricchimento del curriculum professionale.

Purtroppo, il testo licenziato dalla Camera, presenta ancora elementi di criticità così rilevanti che le Associazioni Sindacali dell’Area Tecnica di Confprofessioni – Ala, Antec, Asso Ingegneri, Fidaf, Inarsind, Singeo, in totale sintonia con quanto ancora recentemente affermato dal Presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, chiedono modifiche al testo che “invece di costituire un deterrente per i committenti forti, finisce per colpire i professionisti attraverso un regime sanzionatorio ancor più penalizzante per gli iscritti agli ordini professionali”.

Il testo attuale sovraespone i consigli degli Ordini professionali attribuendo loro una funzione che va ben oltre i loro compiti e per la quale non hanno ricevuto alcuna volontaria e libera delega. Tanto che verrebbe da pensare che il legislatore abbia dimenticato il loro ruolo istituzionale di Ente Pubblico a cui non può essere attribuito alcun ruolo di rappresentanza degli iscritti, meno che mai dei loro interessi economici.

Non è accettabile l’attribuzione ai Consigli Nazionali degli Ordini del potere di agire in via giudiziaria, in caso di violazione degli obblighi sull’equo compenso; tantomeno che gli Ordini possano sanzionare il professionista che accetta un compenso diverso da quello stabilito dai parametri, lasciando indenne i committenti inadempienti ed aumentando ulteriormente la disparità di potere contrattuale. E questo mentre con un altro articolo si delega agli stessi soggetti – già incaricati di definire parametri, aggiornarli, sanzionarne le violazioni – di concordare con singole imprese compensi con presunzione di equità: norma che in questo caso imporrebbe al professionista una negoziazione a lui totalmente estranea e finirebbe – ancora una volta – per ribaltare la stessa funzione degli Ordini professionali..

Occorre che l’”Osservatorio Nazionale sull’Equo Compenso” preveda, anche per le professioni ordinistiche la presenza dei rappresentanti delle Associazioni Sindacali dei Liberi professionisti, oggi contemplata solo per i professionisti non iscritti in ordini e collegi.

Per il presidente dell’Adepp, l’Associazione dei 20 Enti previdenziali e assistenziali dei professionisti, Alberto Oliveti, se il presidente della Commissione Bicamerale per il controllo degli Enti di previdenza, il senatore Tommaso Nannicini (Pd), che “ha una visione sistemica del lavoro autonomo libero-professionale”, lancia un allarme sui possibili effetti sfavorevoli sulle Casse pensionistiche private delle norme sull’equo compenso “credo sia giusto condividere la sua preoccupazione. Il disegno di legge in discussione in Commissione Giustizia al Senato, “così come impostato, rischia di produrre seri danni alle Casse”, a causa del sistema sanzionatorio previsto dal testo “a carico dei soli iscritti agli Ordini che accettano compensi sotto la soglia dei parametri”, al contrario di altri soggetti (società di consulenza, ma anche professionisti non iscritti agli Ordini) che operano nel mercato dei servizi professionali.

Il numero uno dell’Associazione sostiene come ci sia, “in giro, anche in Europa, grande aria di deregolamentazione e poco interesse per il lavoro di qualità”. A giudizio di Oliveti, inoltre, l’intervento di Nannicini “credo sottolinei, in definitiva, l’importanza del ruolo degli Ordini professionali in tema di garanzia di qualità dell’esercizio professionale, anche – conclude – nella prevenzione di fenomeni, nazionali e non, di ‘dumping’ tariffario, che avrebbero effetti negativi sulle Casse”.

Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella ha inviato una lettera a tutti i segretari delle forze politiche per modificare la norma entro i termini della legislatura

«Per salvaguardare il lavoro e l’attività dei professionisti italiani, Vi chiediamo un duplice impegno: consentire la modifica dell’articolato di legge, garantendone l’approvazione definitiva entro il termine della legislatura – ha scritto Stella – prima che sia troppo tardi.

Raccogliendo i malumori e le preoccupazioni della base professionale, Confprofessioni era già intervenuta a più riprese segnalando alcune gravi lacune e incongruenze da correggere nel disegno di legge sull’equo compenso all’esame in questi giorni della Commissione Giustizia del Senato. «Vi è una norma – scrive Stella – che prevede una sanzione automatica a carico del professionista che decide di attivare l’azione giudiziale a tutela del suo diritto. Un inspiegabile rovesciamento dei ruoli, dove si punisce la vittima della condotta illegale».

L’automatismo delle sanzioni, che di fatto rende l’equo compenso inesigibile, crea anche gravi lesioni della libera concorrenza. Secondo Stella: «alcuni operatori potranno liberamente negoziare il proprio compenso mentre altri non ne avranno la facoltà, trovandosi di fronte all’alternativa tra sanzione disciplinare ed espulsione dal mercato, con possibili e pericolose ricadute sul sistema delle Casse previdenziali. Desta altrettanta preoccupazione la previsione che concede agli Ordini professionali la facoltà di sostituirsi ai professionisti nella negoziazione del compenso con le singole imprese – conclude la missiva di Stella – tali accordi, godendo di presunzione di “equità” derogherebbero gli stessi parametri stabiliti dai decreti ministeriali. Riteniamo lesivo della libera concorrenza affidare agli Ordini, enti posti a tutela della fede pubblica, ogni forma di regolamentazione economica dell’attività dei professionisti».

 

 

 

 

 

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