UNA SQUADRA UNITA PER CECILIA SALA
Finalmente libera, torna in Italia con la sua forza e con il suo coraggio, a darne un po’ anche a noi.
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È sull’aereo con Giovanni Caravelli, il direttore dell’Aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna), atterra alle 15.30 a Ciampino.
Il governo dice: “Lavoro di squadra”. E bisogna riconoscere che questa liberazione è un successo magnifico. Servizi, Politica, Diplomazia hanno giocato una partita a scacchi, come dice il papà di Cecilia. E hanno saputo vincerla.
Tutti per Cecilia.
Anche i media, che hanno rispettato il silenzio stampa chiesto dalla famiglia. Ma hanno tenuto il suo bel viso consapevole in pagina, sempre.
Eccezionali i genitori, il seme non cade lontano dall’albero. Quella mamma composta, che esce dall’ incontro con la presidente del Consiglio e parla compostamente coi giornalisti, e compostamente ringrazia Giorgia Meloni perché è entrata nei fatti e non nelle promesse. Questo papà che sa ringraziare la figlia per la sua forza.
Ma ci pensate? Hai la tua bambina prigioniera di un regime che le donne le ammazza perché si azzardano a voler essere libere. Hai i suoi video girati in Iran da donna libera. Hai dopo troppi giorni di niente la sua voce, che pare ti risponda con frasi prefabbricate, disse la mamma. Passi i giorni e le notti a aspettare. E invece di urlare e battere la testa contro il muro, e accusare, sei capace di restare calmo.
Ma ci pensate? Hai finito il tuo lavoro, nel paese che più ami (“Quello dove più volevo tornare” dice Cecilia nel suo ultimo video), sei soddisfatta, sei tranquilla. E ti arriva addosso la polizia politica, ti rinchiudono in tre metri per tre, con la luce sempre accesa (tortura tipica dei nazisti), senza i tuoi occhiali, senza il tuo cellulare, senza spiegazioni. È il Processo di Kafka, in effetti. Se leggi “Il Processo”, diventi tu lettore il suo protagonista, Joseph K. E impazzisci, ve lo assicuro. L’angoscia è assoluta. E arriva dalla assenza di ogni ragionevole ragione per quello che ti viene inflitto.
Come ha fatto, Cecilia, a reggere?
Ecco, questa forza Cecilia non ce la dice: ce l’ha.
Questo ha fatto e sta facendo per noi, Cecilia Sala. Un esempio di dignità. E di fede nel proprio lavoro, nei propri valori.
Tutti per Cecilia, Cecilia per tutti.
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