Anno: XXV - Numero 214    
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A Medicina è boom dei posti disponibili

Da decenni mai così tanti. Ma la Fnomceo minaccia un ricorso a breve

A Medicina è boom dei posti disponibili

Sarà boom degli aspiranti medici, con 1140 unità negli atenei romani (rispetto a 1700 aspiranti infermieri da ripartire tra i vari corsi), 600 tra Napoli e Caserta, altrettanti tra Milano e Monza, in tutto 13072 studenti. È il fabbisogno deciso dal Ministero dell’Università in un documento inviato alle varie istituzioni che ha provocato l’immediata reazione della Federazione degli Ordini dei Medici. Il documento fissa la ripartizione dei posti anche per infermieri, ostetrici e per le altre professioni sanitarie, risponde a una sistematica diversa rispetto alle istanze dei medici e a logiche di capienza degli istituti di formazione. Ma la Fnomceo minaccia un ricorso a breve. «È ingiusto illudere i giovani». I 1500 posti in più nel corso di Medicina, è il tema, allargheranno l’imbuto formativo, cioè la quota di laureati che non trovano sbocchi. La svolta era nell’aria, si parlava anzi di 2 mila posti in più rispetto a un anno fa quando l’allora Ministero dell’Istruzione ne aveva decisi 11.568. Nel 2018 si erano immatricolati in 9979, nel 2017 in 9 mila; l’aumento è costante. All’indomani dell’uscita del documento Mur e del bando del test di medicina 2020 (data prevista per i quiz d’accesso fissata al 3 settembre), la Fnomceo ricorda l’esistenza di almeno 22mila medici già laureati e abilitati a fronte di 11 mila posti di specialità e medicina di famiglia. Tra l’altro se per le scuole di specializzazione il Decreto Rilancio ora punta a 4200 posti in più, per i futuri Mmg si rischia di azzerare l’aumento deciso lo scorso anno, tornando a una quota di circa 1500 posti o poco meno. «A noi fa piacere l’aumento dei posti a Medicina – è il pensiero del presidente Fnomceo Filippo Anelli – ma va legato a una riforma che porti a uno a uno il rapporto tra le lauree e le specializzazioni, riforma di cui attualmente non si vede traccia». Ecco i timori degli ordini: intanto, l’esercito di nuovi medici rimasti fuori dalle specialità, dove i posti sono contingentati e legati a contratti e borse finanziati da Stato, Regioni, e in maniera residuale da privati, è 10-15 mila unità, che ogni anno tentano di entrare nelle specialità. Quest’anno rischiano di trovare all’esame gli appartenenti ad altre due schiere. La prima è quella dei neolaureati già abilitati, visto che a causa dell’emergenza Covid ora per tutti i laureati è possibile iscriversi all’Ordine senza passare per l’esame di abilitazione. La seconda è costituita dagli immatricolati a Medicina per effetto dei ricorsi di 6 anni fa. Si stimano grosso modo in 22mila i medici laureati in attesa di specializzarsi per accedere così ai ruoli del Servizio sanitario nazionale». Fnomceo si è attivata in questi mesi con i Ministeri di Salute e Università per aumentare i contratti di specializzazione («ora alzati a 11000 circa grazie all’impegno del ministro della Salute») e le borse per la Medicina generale, per le quali c’è incertezza. Il metodo suggerito dagli Ordini – formare più specialisti e medici di famiglia per venire incontro ai bisogni della popolazione che avrebbe perso 50 mila medici del Ssn negli ultimi 5 anni – è di fatto opposto allo sblocco dei posti a Medicina. Sblocco che rischia di essere inutile: «I nuovi laureati – ripete Anelli – arriverebbero tra 6 anni, quando l’ondata di pensionamenti sarebbe ormai superata, e si ritroverebbero senza un futuro lavorativo, in assenza di una riforma che, azzerato l’imbuto, fissi in uno a uno il rapporto tra le lauree previste e i posti nel post laurea». Fnomceo aveva indicato in 11 mila i posti sostenibili al corso di Medicina, cifra compatibile con i posti attualmente disponibili tra scuole di specialità e corso triennale di medicina generale; le stesse Regioni avevano indicato un fabbisogno da 11500 posti, «spinto da dinamiche che speravamo fossero ormai superate. Non si fa un favore al Servizio sanitario nazionale, ai cittadini, al Paese, se si lascia non pienamente utilizzato l’investimento di oltre 3,5 miliardi servito gli anni scorsi a far laureare 22000 persone, mentre il sistema ha bisogno urgente di nuovi specialisti e nuovi medici di medicina generale. Il consenso immediato di qualcuno vale un danno per 60 milioni di cittadini che a breve rischiano di trovarsi senza cure». Anelli ricorda come i giovani medici stiano organizzandosi per un’agitazione permanente «e visto che nelle sedi istituzionali i nostri avvertimenti sono rimasti inascoltati, non ci resta che scendere in piazza con loro».

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