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Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Che cosa significa che medici e infermieri dovranno essere sempre reperibili

Il Decreto ministeriale voluto dal ministro Speranza prevede che dal prossimo gennaio ci sia sempre personale sanitario di prossimità a disposizione di chi sta male, giorno e notte. Mettere in pratica il provvedimento, però, sarà difficile

Che cosa significa che medici e infermieri dovranno essere sempre reperibili

Che la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e la conseguente discussione mediatica siano arrivate in piena estate è probabilmente poco più che un caso, ma il tema è di quelli che hanno tenuto banco quasi quotidianamente negli ultimi due anni e mezzo: il rafforzamento della medicina territoriale e di comunità. L’oggetto è il Decreto ministeriale 77, che porta la data del 23 maggio scorso ed è entrato in vigore il 7 luglio, ma soprattutto che fissa tra meno di un semestre (al 31 gennaio 2023, per la precisione) la data ultima per adeguarsi alle nuove disposizioni di legge.

All’interno di un piano di riorganizzazione che coinvolge Case di comunità e Ospedali di comunità, con un impianto necessariamente articolato, ad avere fatto notizia – e sollevato già più di qualche perplessità e polemica – è la novità che prevede la reperibilità in qualunque momento di qualunque giorno del personale sanitario necessario per fare fronte ai problemi di salute sia di medicina generale sia di molti ambiti specialistici che prevedano una gestione del paziente al di fuori dei grandi centri ospedalieri.

Giornalisticamente questa novità è stata spesso sintetizzata con “medici e infermieri sempre reperibili”, facendo riferimento ovviamente non al singolo operatore della sanità (che continuerà ad avere una mole di lavoro secondo quanto già previsto) ma alla struttura sanitaria territoriale, che quindi giocoforza dovrà dotarsi di un organico più numeroso per coprire una serie di turni finora non previsti.

Dal punto di vista del cittadino sarebbe un grande passo avanti

Senza tanti giri di parole, più d’un commentatore giornalistico ha definito questa misura – fortemente voluta dal ministro della Salute uscente – il più importante lascito politico di Roberto Speranza. Il provvedimento prevede infatti non solo la generica presenza di personale medico disponibile a poca distanza e in qualunque momento nelle Case di comunità, ma anche di assistenti sociali, ostetrici, pediatri, psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione e in generale medici specializzati nelle diverse discipline che possano prevedere una gestione immediata e in loco del problema di salute (acuto o cronico) che si manifesta. E per i casi più gravi, il decreto prevede che la struttura sia attrezzata per permettere al paziente di raggiungere l’Ospedale di comunità più vicino, in modo da garantire a tutti gli effetti la continuità territoriale dell’assistenza.

Nero su bianco nel provvedimento ci sono anche una serie di altre misure organizzative. Oltre al già citato Ospedale di comunità, inteso come un nosocomio a scala ridotta utile ad assorbire parte del traffico di pazienti che confluirebbe nei grandi centri, si parla di assistenza domiciliare (anche grazie alla soluzioni digitali), di hospice, di gestione delle cronicità e così via. Nel tentativo di garantire la più rapida ed efficiente adozione della nuova misura, il ministero ha deciso di vincolare al decreto 77 una parte del budget sanitario. Chi non dovesse adeguarsi, infatti, perderà una parte del finanziamento integrativo attraverso il Fondo sanitario nazionale, in una quota quantificata tra il 2% e il 3%.

Tra il decretare e il fare…

Nonostante in linea di principio non possa esserci granché da obiettare al provvedimento (d’altra parte, traduce in legge ciò che tutti vanno auspicando già da prima della pandemia), qualche perplessità resta sul fronte dell’applicabilità reale di quanto previsto. Ciascuna Casa di comunità, per esempio, per potere funzionare secondo le disposizioni di legge dovrebbe avere un organico stimato di 30-35 persone solo tra medici di base e pediatri, oltre a una decina di infermieri e a tutti i vari specialisti reperibili. Molti di più di quanto attualmente siano previsti in organico.

 

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