Contratto medici, trattativa in salita.
Le risorse consentiranno per ciascun lavoratore un incremento retributivo medio mensile di circa 158 euro per 13 mensilità, ma per i sindacati servono ulteriori finanziamenti.
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L’Aran e i sindacati di medici, infermieri e dipendenti ospedalieri tornano a riunirsi. Lo hanno fatto ieri per discutere il rinnovo del Contratto nazionale comparto sanità 2022-24. C’erano i sindacati Cgil-Cisl-Uil e quelli degli infermieri. L’Agenzia governativa negoziale guidata da Antonio Naddeo ha presentato le risorse disponibili. Si tratta di 1 miliardo e 641 milioni di euro, per aumenti a partire dal 1° gennaio 2024. Il finanziamento include 140 milioni dedicati alle indennità di pronto soccorso. «Le risorse – afferma il comunicato Aran – consentiranno per ciascun lavoratore un incremento retributivo medio mensile di circa 158 euro per 13 mensilità, corrispondente a un aumento percentuale del 6,32%». Il rinnovo segue l’accordo, siglato a fine 2022 che copriva il triennio 2019-21. «Meno di 24 mesi dopo le parti si ritrovano nuovamente al tavolo», scrive Aran. E subito Fp-Cgil in un comunicato le ricorda il dato Istat secondo cui l’aumento del costo della vita nel solo 2022 è stato dell’8,7% a fronte di un aumento per quell’anno di appena lo 0,3%. Nel complesso del triennio, poi, il quadro delle risorse disponibili consentirebbe solo un aumento percentuale del 5,78%. «il governo ha stanziato un terzo di quanto necessario per recuperare l’aumento del costo della vita», recita la nota di Cgil Funzione Pubblica. «Servono ulteriori risorse per premiare il sacrificio enorme che lavoratrici e lavoratori della sanità hanno sopportato e stanno sopportando». Fp Cgil, parla di «rabbia montante negli ospedali, negli ambulatori, nelle case di comunità, nei pronti soccorso». E ricorda la «grande manifestazione del prossimo 25 maggio a Napoli a difesa della nostra Costituzione, che sancisce il diritto alla salute e il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto».
Attenzione, anche i sindacati autonomi sono su questa lunghezza d’onda. Gli infermieri Nursing Up chiedono 452 milioni in più per consentire il raddoppio dell’indennità di specificità infermieristica e per le altre professioni sanitarie, e per estendere tale indennità alle ostetriche. Tale indennità, come prevista dal contratto 2019-21, è di 72,79 euro per infermieri specialisti e pediatrici, e di 62,8 euro per infermieri generici, psichiatrici e puericultrici con aumenti centesimali per chi ha alle spalle un anno di corso senior, e ha contribuito ad aumentare le buste paga fino a 175 euro al mese. Ma questo aumento non basta. Come spiega la nota del sindacato guidato da Antonio De Palma, se si scalano dagli 1,6 miliardi di stanziamento globale le indennità di vacanza contrattuale ordinaria e straordinaria già corrisposte come anticipazione, e se si sottraggono le risorse specifiche tra cui le risorse aggiuntive (0,54%) destinate ai soli dipendenti dei pronti soccorso), anche nel 2023 i lavoratori del comparto dovranno contentarsi di un aumento netto irrisorio dell’1,67% (contro un’inflazione del 5,9%). Nursing Up chiede a Governo e Regioni uno stanziamento addizionale, senza nulla togliere alle risorse necessarie anche per gli altri dipendenti del comparto e senza considerare la propria posizione pregiudizievole “nel portare avanti i lavori del tavolo contrattuale e di parteciparvi con responsabilità”.
L’alternativa che il governo dovrebbe valutare al di là di nuove risorse, già a partire dalla prossima riunione fissata il 4 giugno, è il sostegno a misure di “neutralità fiscale”. Come evidenzia il sindacato Nursind, per il 2024 grazie al taglio del cuneo fiscale il dipendente è esonerato dal vedersi trattenere dallo stipendio 6 punti di aliquota contributiva a suo carico sugli 8,85 dovuti se la retribuzione imponibile non supera la soglia dei 35 mila euro e di 7 se è sotto la soglia dei 25 mila euro. Ciò garantisce oggi per i lavoratori con reddito sotto i 35 mila euro risparmi per circa 2 mila euro annui. Con i soldi del contratto, senza che si prendano precauzioni, l’infermiere superando i 35 mila euro rischierebbe addirittura di subire il recupero dell’eccedenza già fruita. Nursind chiede poi, su richiesta del dipendente, la possibilità di un esonero dal lavoro notturno al raggiungimento di una congrua soglia anagrafica. E un aumento dell’indennità di specificità in maniera graduale in base all’anzianità.
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