I consulenti del lavoro di Novara chiedono più sostegno ai lavoratori autonomi
I Consulenti del Lavoro di Novara riuniti per il tradizionale scambio degli auguri natalizi hanno avuto modo di approfondire alcuni temi d'attualità che riguardano lavoratori ed imprese

Gli italiani, soprattutto giovani e laureati, hanno una grande voglia di mettersi in gioco e di contribuire alla costruzione della ricchezza del Paese avviando un’attività lavorativa autonoma. Negli ultimi 10 anni, però, la propensione a ‘mettersi in proprio’ in Italia è diminuita del 5,14%. Tra le cause, la mancanza di interventi da parte dello Stato a sostegno dei tanti giovani, che invece sono pronti a darsi da fare per costruirsi un futuro. A rilevarlo è una recente analisi che la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro ha compiuto mettendo a confronto il lavoro autonomo in Italia e in Europa. “Nella maggior parte dei casi – ha spiegato il presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Novara Bartolomeo La Porta – chi vuole mettersi in proprio è frenato da difficoltà oggettive tipiche del mercato del lavoro italiano, fra cui spiccano i costi burocratici per avviare un’attività produttiva. Le conseguenze sulla tenuta del sistema economico sono facilmente prevedibili se si considera che ad oggi professionisti, imprenditori, artigiani, ma anche consulenti e freelance, riders e lavoratori della gig economy costituiscono un universo ampio e estremamente articolato che contribuisce al 21,7% dell’occupazione del nostro Paese”. Gli oltre cinque milioni di lavoratori autonomi in Italia, per crescere, hanno bisogno di misure specifiche e di sostegno da parte dello Stato, che, al contrario, sembra dimenticarsi dell’apporto che il lavoro autonomo fornisce allo sviluppo del Paese. “La Legge di Bilancio 2020 – continua La Porta – poteva essere l’occasione per incrementare il sostegno ai liberi professionisti attraverso la riduzione dei carichi fiscali e degli oneri burocratici. O ancora attraverso la promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e l’introduzione dell’equo compenso, per garantire una retribuzione dignitosa anche a questa categoria professionale. Ma anche in questa Manovra, di tutto ciò non c’è traccia. Considerando l’importante incidenza del lavoro autonomo sull’occupazione italiana, un’inversione di tendenza è quanto mai urgente”.
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