Anno: XXV - Numero 214    
Giovedì 21 Novembre 2024 ore 13:20
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Il ruolo dell’ingegnere nella società

Nel corso di una tavola rotonda, animata dal CNI e da FedIngER, si è approfondito anche l’impatto cruciale dell’ingegneria sul rinnovamento e l’innovazione delle imprese italiane

Il ruolo dell’ingegnere nella società

Nei giorni scorsi si è tenuta a Parma SPS Italia, la fiera dell’industria intelligente, digitale e sostenibile che ha visto la partecipazione attiva del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e della Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri dell’Emilia-Romagna. Nell’ambito dell’evento, all’interno dell’Area Talk dello stand del CNI e di FedIngER si sono svolti una serie di incontri volti ad esplorare le frontiere dell’ingegneria e della tecnologia, con un focus su come queste discipline stanno guidando il cambiamento nei vari settori industriali. Di particolare rilievo la tavola rotonda “Il ruolo dell’ingegnere nella società: quale sinergia? Esperienze per il domani” che ha affrontato il tema del futuro dell’ingegneria e il suo impatto cruciale sul rinnovamento e l’innovazione delle imprese italiane.

Dopo i saluti istituzionali portati dalla Consigliera Tesoriere del CNI Irene Sassetti e da Alessandro Uberti, Coordinatore della Federazione degli Ordini degli Ingegneri dell’Emilia Romagna, Alberto Romagnoli, Consigliere CNI delegato alla comunicazione, ha dato avvio ai lavori, da lui moderati, con un intervento introduttivo. Romagnoli ha esaltato l’importanza della collaborazione tra il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Confindustria, Federmanager, le università e i decisori pubblici nel promuovere un ecosistema favorevole alla formazione e allo sviluppo delle competenze ingegneristiche. Tra l’altro, ha affermato: “Insieme, stiamo costruendo ponti strategici tra l’ambito accademico e quello industriale, intensificando lo scambio di conoscenze e facilitando l’integrazione di tecnologie innovative. Questo sforzo congiunto è cruciale per formare una nuova generazione di ingegneri pronti a rispondere alle sfide del mercato globale e a promuovere uno sviluppo sostenibile. Auspichiamo che questo convegno sia un punto di partenza per iniziative sempre più mirate e efficaci, in grado di rafforzare ulteriormente questa sinergia tra i vari attori del settore.” Questa visione unificata sottolinea un impegno collettivo nel garantire che l’Italia rimanga all’avanguardia nell’innovazione e nella formazione ingegneristica.

Barbara Lori (Assessora alla Programmazione territoriale, Edilizia, Politiche abitative, Parchi e forestazione, Pari opportunità, Cooperazione internazionale allo sviluppo della Regione Emilia-Romagna). Si è soffermata sul tema della cooperazione sinergica per affrontare lo scenario di una forte competizione globale. “In un tempo complesso, in cui i cambiamenti determinano forti impatti sulle comunità – ha detto – occorre attrezzarsi per attraversare questo spazio in modo efficace, propositivo e con uno sguardo a 360°. Le transizioni digitali e ecologica ci mettono davanti a nuove sfide che possiamo affrontare solo innalzando il livello delle competenze, promuovendo la multidisciplinarietà, attivando relazioni e progetti di rete, dove i sistemi fondamentali della società si confrontano e condividono soluzioni possibili. Così la Regione Emilia Romagna ha fatto con il ‘Patto per il Lavoro e il Clima’, a cui hanno aderito oltre 60 soggetti rappresentativi della comunità regionale, ed è in questo stesso spirito e con disponibilità al confronto e al dialogo che oggi siamo qui, nella consapevolezza che la figura dell’ingegnere rappresenta davvero un prezioso riferimento in molti settori che interessano il sistema produttivo regionale e concorrono a quello sviluppo virtuoso e innovativo che da sempre sosteniamo”.

Fabrizio Storti (Prorettore Università degli Studi di Parma) ha affrontato il tema del rapporto tra la comunità e il cambiamento. “Viviamo un momento di grande complessità e instabilità – ha affermato -, tipico delle transizioni, dove le tecnologie avanzate e le ambizioni sfidanti richiedono professionisti sempre più qualificati. È essenziale combinare il progresso tecnologico con la compatibilità ambientale e l’equilibrio sociale. L’Università è chiamata a un rinnovamento profondo nei contenuti e nei metodi di insegnamento per formare professionisti capaci di coniugare conoscenze e tecnologie provenienti da settori diversi. Solo mettendo a sistema i saperi presenti in tutta la società possiamo affrontare le sfide future. Il contributo delle nuove generazioni di ingegneri sarà cruciale per un progresso sostenibile, capace di garantire un futuro migliore per tutti.”

Giovanni Baroni (Vicepresidente Confindustria e Presidente Piccola Industria) ha sottolineato l’importanza delle competenze come valore imprescindibile per il motore dello sviluppo futuro. “Più ingegneria e meno finanza – il messaggio da lui lanciato -. Questo è il paradigma su cui fondare l’indispensabile rilancio del nostro Paese. Il rilancio, strettamente collegato all’innovazione tecnologica e di processo, è possibile, ma può avvenire se il contesto di riferimento, l’Europa, ribalta l’approccio alle politiche economiche degli ultimi decenni, attraverso scelte decisionali che rimettano l’industria, e quindi la produzione, al centro del benessere e non il finanziamento tout court dei consumi purché siano. Come legge del mercato vuole, infatti, oggi le sfide le stanno vincendo i Paesi produttori: Usa, Cina, India, e il nostro continente, che inizialmente ha visto una convenienza nella de-industrializzazione, è necessario prenda atto della deriva subalterna, e meramente burocratica, verso la quale rischiamo di andare se non ci riappropriamo del potere del know how. E non potendo competere con alcune aree del mondo che fanno della manodopera a basso costo il loro punto di forza, il nostro rilancio non può che basarsi su figure altamente competenti e valorizzate, quali sono gli ingegneri, restituendo loro quella dignità strategica grazie alla quale, come sempre hanno fatto nella nostra storia, riportare in alto il nostro Paese e il nome del genio italiano nel mondo”.

Massimo Melega (Presidente Federmanager Emilia-Romagna) si è espresso così: “Nel nostro ruolo di cittadini responsabili di una democrazia, dobbiamo essere dotati degli strumenti tecnici adeguati per permettere a chi governa di prendere decisioni informate. Ciò richiede un impegno costante nel mantenere e aggiornare queste competenze attraverso la formazione continua. L’interazione tra diverse aree di competenza, come la cybersicurezza e la sicurezza sul lavoro, dimostra quanto sia complessa e interdipendente la moderna esigenza professionale”. Melega, inoltre, ha evidenziato la criticità della formazione continua tra i manager, indicando che “solo il 62% dei manager ha partecipato a corsi di formazione nell’ultimo anno, una percentuale ancora troppo bassa per garantire un aggiornamento professionale adeguato”.

All’evento è stato anche discusso il vasto problema dei giovani NEET in Italia, che rappresentano una significativa percentuale della popolazione. Melega ha sottolineato la necessità di ridurre la dispersione scolastica e di affrontare la questione del “Quiet Quitting”, comportamenti che ostacolano la crescita delle competenze. “La vita non è un’app, ma una realtà complessa che richiede un impegno costante e una preparazione ad affrontare scenari sempre nuovi e imprevisti, come le pandemie e i salti tecnologici”, ha concluso Melega.

 

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