Infermieri in piazza contro Governo e Aziende Sanitarie: ma la Politica e le Istituzioni tacciono
Gli Infermieri Italiani stanno perdendo una grossa occasione per spaventare veramente il Governo, la Politica e le Aziende Sanitarie
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Saranno un giugno e un luglio roventi per gli Infermieri Italiani, che scenderanno in massa in Piazza per protestare contro “la non considerazione” del Governo e delle dirigenze sanitarie. Unico neo: eventi organizzati in ordine sparso e non unitari, che porteranno di fatto ad essere ulteriormente ignoranti dal potere contingente. Gli Infermieri Italiani stanno perdendo una grossa occasione per spaventare veramente il Governo, la Politica e le Aziende Sanitarie. Troppi eventi di piazza, troppi flash mob in ordine sparso che fanno denotare una profonda spaccatura nella categoria professionale. Ognuno fa per sé, ognuno si muove per il proprio tornaconto personale. Nessuna unità, quasi non si fosse membri di un’unica comunità. Nursind, Nursing Up, Fials e Movimento Nazionale Infermieri (che dovrà dimostrare il suo vero valore, dopo aver annunciato di voler portare in piazza ben 40.000 colleghi), continuano a muoversi in maniera isolata. In silenzio restano tutti gli altri sindacati, dalla Cgil, alla Cisl, passando per la Uil e l’FSI-Usae, non dimenticando l’Ugl Sanità e l’ULS, che preferiscono, per motivi probabilmente strategici, eventi mediatici alle manifestazioni fisiche. Fatto sta, come dicevamo, ognuno parla per sé, ognuno coltiva il proprio orticello, mentre sarebbe stato utile (ma ormai l’occasione è perduta) scendere tra le strade e tra la gente in maniera unitaria, senza bandiere, senza slogan di parte, ma con un’unica voce, quella della professione. Avrebbe fatto piacere veder scendere in piazza anche le Istituzioni infermieristiche, partendo dalla Fnopi, passando per la cassa previdenziale Enpapi e gli OPI provinciali e inter-provinciali. Con le istituzioni anche le Associazioni e le Società Scientifiche di matrice infermieristica. All’unità si è preferito finora il tornaconto di bottega e ognuno si è mosso come ha voluto o come ha potuto, provocando di fatto il “sorriso” sulla bocca dei rappresentanti della Politica, del Governo e delle Aziende Sanitarie, che possono tirare un sospiro di sollievo trovandosi di fatto di fronte ad una famiglia professionale che ancora tale non è. Scioperi e flash mob finiscono in Rete, sui Social, in Radio, in TV e sui giornali cartacei, ma non hanno modificato quasi nulla rispetto al passato e il silenzio di chi ci governa a tutti i livelli la dice lunga su come il Potere ci consideri realmente: gente senza midollo e senza una univoca idea di evoluzione professionale. Staremo a vedere cosa accadrà, ma finché qualcuno non si prenderà la briga di trovare la coesione (così come avvenuto per il D.M. 82/2020 sui CDL in Infermieristica, poi ritirato dal ministro Gaetano Manfredi) e di organizzare un unico evento nazionale di protesta cambierà poco e tra non molto torneremo a parlare di demansionamento (che noi preferiamo chiamare deprofessionalizzazione), di sfruttamento, di non considerazione. E sarà ancora una volta tutta colpa nostra.
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