Ingegneri clinici. XIX convegno nazionale sull’innovazione tecnologica
“Tecnologie, accessibilità, esiti: l’ingegneria clinica per una sanità di valore” è il titolo del XIX convegno nazionale AIIC (Associazione italiana ingegneri clinici), in corso fino al 18 maggio all’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro
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Oltre 1500 specialisti di tecnologie biomediche, apparecchiature avanzate per la salute, apparecchiature mediche, sistemi di diagnostica, monitoraggio, grandi reti riuniti a Maratea per il XIX convegno nazionale sull’innovazione tecnologica. “Riteniamo che questa tre giorni congressuale dell’Associazione nazionale ingegneri clinici sia una straordinaria occasione per mettere in rete anche il nostro territorio nei processi di sviluppo tecnologico nazionali e internazionali”. Con queste parole il delegato del presidente della Regione Mario Oliverio alla sanità Franco Pacenza ha introdotto il suo intervento alla sessione di apertura del XIX convegno nazionale AIIC, inaugurata con la relazione del presidente Lorenzo Leogrande, alla quale hanno, tra gli altri, relazionato il presidente del Senato accademico dell’Università Magna Graecia Giuseppe Viglietto e il commissario Saverio Cotticelli. Presenti all’iniziativa numerosi rappresentanti del mondo imprenditoriale della sanità, del mondo accademico, tantissimi ingegneri clinici dell’Associazione e alcuni tra i massimi esponenti del dibattito sullo sviluppo della sanità italiana. Pacenza ha poi ringraziato il presidente Leogrande, l’Università Magna Graecia di Catanzaro con il Rettore Gino Crisci, i referenti regionali, e quelli nazionali, degli ingegneri clinici “con i quali ci siamo interfacciati da diversi mesi per poter ospitare oggi questa assemblea che ha registrato un livello di altissima partecipazione e interesse”. “La Regione – ha proseguito – ha dato da subito la disponibilità a collaborare perché riteniamo positivo che questa tre giorni, che raccoglie il grosso dell’innovazione tecnologica in sanità, oggi si realizzi in Calabria. La tecnologia è l’orizzonte vero per una sanità sempre più vicina ai cittadini, un orizzonte già dentro il nostro quotidiano. Perciò anche attraverso questo incontro sollecitiamo i grandi produttori ad avviare investimenti in tecnologia di primo livello nella nostra regione. Non ci stiamo ad essere rappresentati come una periferia e tanto meno non ci stiamo ad essere considerati un bancomat, un’area di consumo. È paradossale che mentre in queste ore si discute di una legge speciale per la Calabria altre Regione del Nord chiedono più autonomia. Ma non possiamo permettere che i vagoni si stacchino dal treno. Vogliamo stare nel Sistema Paese con i pro e i contro di qualsiasi altra area territoriale”. Pacenza ha posto l’accento anche sulla lentezza dell’applicazione delle normative facendo riferimento all’articolo 20 della legge quadro del 1988 sugli investimenti tecnologici e infrastrutturali in sanità. Ha comunicato che in questi giorni la Conferenza delle Regioni ha deliberato il riparto del Fondo sull’ articolo 20 assegnando alla Calabria 130 milioni che ancora però, proprio per la lentezza burocratica non sono disponibili. Lo stesso vale per i 100 milioni di euro del cosiddetto Fondo De Vincenti destinati alle regioni meridionali e deliberati un anno e mezzo fa dal Cipe per l’ammodernamento delle attività di radioterapia. “Io spero – ha con forza rimarcato il delegato alla sanità – che il Governo nazionale acceleri i processi. La tecnologia non aspetta. È veloce e non ha un punto di arrivo. Sollecito pertanto le aziende che partecipano a questa iniziativa ad aprire siti produttivi anche in Calabria, magari nell’area economica speciale di Lamezia, che ha un aeroporto internazionale e anche un laboratorio farmacologico di primissimo livello. Per questo specifico settore abbiamo sollecitato il presidente di Federfarma perché non possiamo essere una tra le poche regioni italiane a non avere nessuna industria farmaceutica, sapendo bene l’incidenza che questo tipo di attività ha sul bilancio sanitario. Il sistema sanitario è tale finché è contesto. Per tutto questo non consideriamo l’assemblea di oggi un incidente di percorso ma un punto d’inizio che ci consentirà di mettere in rete il mondo imprenditoriale con quello delle professioni allo scopo di stare dentro i processi nazionali e internazionali a partire dalla nuove tecnologie e dalle nuove professioni. Una buona sanità – ha detto infine Pacenza – si può fare se si mette al centro l’innovazione e le risorse umane specializzate e motivate. In questo senso abbiamo già manifestato ai grandi gruppi che partecipano a progetti d’innovazione tramite il MIUR e il Ministero dello sviluppo economico che la Regione Calabria è pronta a fare la sua parte”. Nell’ambito del congresso è stata allestita anche una mostra tecnico scientifica che il delegato regionale alla sanità Franco Pacenza ha visitato accompagnato dalla dottoressa Caterina De Filippo. Entrato nel merito del significato dell’iniziativa il presidente Leogrande ha affermato: “quest’anno abbiamo voluto mettere a fuoco il valore della sanità italiana. Una scelta per garantire uno sguardo trasversale sulla qualità dell’innovazione tecnologica, sull’universalità dell’offerta assistenziale e sull’importanza di porre attenzione sugli effetti output delle prestazioni”. Leogrande ha poi ringraziato la Regione per aver accompagnato le motivazioni della scelta della Calabria e di Catanzaro come location del XIX congegno AIIC: “qui ci sono un ospedale ed una università che rappresentano per noi una duplice dimensione concatenata ideale, perché ci consente il confronto tra corso di Laurea in ingegneria biomedica, facoltà di medicina, professioni sanitarie. Sinceramente – ha sottolineato – andiamo orgogliosi di questa scelta: il Sud non è quel buco nero che certa narrazione vuole dipingere. È una terra complessa, con risorse spesso nascoste. Ne abbiamo avuto conferma con i progetti innovativi arrivati presso la segreteria del nostro premio Health technology Challenge: da questa terrà sono arrivati quasi 40 progetti di giovani ingegneri, di start up e da spin off accademiche, tutte proposte che da un lato affermano l’alto grado di specializzazione di chi opera all’interno delle tecnologie per la salute in Calabria, e che dall’altro dimostra che non è vero che tutte le migliori teste vanno al Nord. Il Sud ha bisogno di venire alla luce, di venire a galla, di mettersi in discussione non per morire di fuoco amico, bensì per rilanciarsi. Esiste un Sud ed una Calabria virtuosa che conosce l’importanza di presentarsi come terra di grande potenziale, anche nelle sue realtà legate alla sanità. Per questo – ha concluso – vogliamo parlare di valore. Per questo abbiamo scelto di farlo in Calabria”.
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