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La rivolta dei 120mila commercialisti: “Se il governo non ci ascolta, non invieremo i dati fiscali”

I sindacati dei professionisti minacciano lo sciopero dopo il no al rinvio alla proroga delle scadenze

La rivolta dei 120mila commercialisti: “Se il governo non ci ascolta, non invieremo i dati fiscali”

Si scalda ancora il confronto tra commercialisti e governo. Dopo il mancato rinvio delle scadenze fiscali da luglio a settembre, i professionisti hanno annunciato oggi che se l’esecutivo non tornerà sui propri passi sono pronti allo sciopero, vale a dire il mancato invio dei dati fiscali.

“Siamo pronti ad azioni forti come il non inviare telematicamente i dati fiscali, a partire dalle liquidazioni periodiche dell’iva del 16 settembre. Nei fatti siamo pronti all’astensione collettiva”, ha detto Marco Cuchel, presidente dell’associazione nazionale commercialisti, nel corso della conferenza stampa delle nove sigle sindacali del comparto (Adc – Aidc- Anc- Andoc – Fiddoc- Sic- Unagraco – Ungdcec – Unico), alla quale ha partecipato anche il consiglio nazionale della categoria.

 La richiesta di proroga, spiegano le associazioni, “non è un capriccio dei commercialisti o delle imprese” ma una necessità di lavoratori che “sono sfiniti da un’infinità di adempimenti”. Dal 16 al 30 luglio sono circa 260, ricordano i professionisti. Considerando che il paese sta attraversando un “momento in cui l’economia del paese è allo stremo” il rinvio al 30 settembre che “avevamo chiesto ci sembrava un atto dovuto”.

Soprattutto considerando il carico di lavoro a cui sono stati sottoposti gli studi in questo periodo: “Sono stati sommersi da tantissimi adempimenti”, previsti dai decreti legge Covid, come cig, bonus, crediti d’imposta, affitti e sanificazioni. “Tutto lavoro straordinario che si è venuto a creare in momento particolare” anche per i commercialisti, che hanno dovuto affrontare “grosse difficoltà” legate alle modalità di lavoro a distanza.

“Ma ogni volta che come categoria proponiamo qualcosa, spesso e volentieri in favore dei cittadini, sembra ci sia sistematicamente la volontà di disattendere le nostre richieste”. “Oltre a non essere ascoltati spesso siamo discriminati”. Crediamo ci debba esser un cambio di rotta”, sottolineano i sindacati. Che nell’ambito della riforma fiscale chiedono di “essere parte attiva, in qualità di professionisti specializzati del settore, con le nostre proposte e sedendo ai tavoli”.

“Cercheremo di chiamare a raccolta tutti i nostri iscritti (circa 120.000, ndr)”, ha detto ieri all’Ansa il presidente del Consiglio nazionale Massimo Miani, rigettando la giustificazione dell’Amministrazione finanziaria, secondo cui gli 8,4 miliardi di entrate con le tasse del 20 luglio sarebbero necessari per il bilancio statale. “Se il sistema non regge, senza 8 miliardi e mezzo, sarebbe drammatico. Non è detto, comunque – ha spiegato – che qualche alleggerimento non possa arrivare”, dopo il ‘no’ allo slittamento delle imposte a fine settembre.

Nel frattempo la questione è planata direttamente all’interno dello scontro politico, con le forze dell’opposizione che hanno attaccato la linea di fermezza del governo. “Non è possibile

massacrare 5 milioni di lavoratori autonomi chiedendo loro di pagare tasse che non possono pagare”, ha sostenuto il leader della Lega Matteo Salvini.  Fratelli d’Italia “non lascerà mai soli i commercialisti italiani ed essendo al loro fianco, sarà così  vicina a tutte le partite Iva, che avvinte dalla crisi Covid-19 stanno soffrendo per la mancata proroga delle scadenze fiscali”, ha detto invece il senatore di FdI Andrea de Bertoldi.

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