Medici che non si vaccinano, sospensioni in vista.
Ecco i numeri aggiornati e l'iter da seguire per gli Ordini
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Più semplice con i dipendenti e i convenzionati, più complesso con i liberi professionisti: ma individuare i medici non vaccinati per un’azienda sanitaria non è impossibile. Da una parte gli elenchi con i nominativi degli iscritti agli albi consegnati dagli ordini, dall’altra quelli dei vaccinati, dal 27 dicembre ad oggi: il tempo per le verifiche da aprile ad oggi c’è stato. E ora in tutte le regioni ci sono i numeri dei “renitenti”. In Piemonte ci sarebbero circa 5 mila operatori sanitari non vaccinati, in Lombardia oltre 12 mila, in altre regioni molti meno, in ogni caso in tutto sarebbero circa 45 mila. Un conteggio nel quale non è semplice includere i liberi professionisti.
Una regione che ha il polso in particolare dei medici “astenuti” dal vaccino è il Veneto, fin qui non si sono immunizzati 603 dirigenti medici e 223 medici convenzionati, in tutto 826. Di questi, 110 – 74 dipendenti e 36 convenzionati – esercitano a Padova e provincia. Domenico Crisarà, presidente dell’Ordine padovano, è deciso. «Non lanceremo appelli alla buona volontà, ma eseguiremo il decreto legge 44. Fare il vaccino per un medico è un obbligo: con quale criterio approcci un paziente, cioè un fragile, sapendo di poterlo contagiare, dato che il virus circola molto più rapidamente tra i non vaccinati?» L’iter è il seguente: ove al codice dell’iscritto all’Albo non corrispondano sedute vaccinali, l’Asl deve chiedere al medico quando intenda adeguarsi e nell’attesa emettere un atto di accertamento dalla cui data decorre la sospensione. Questo se il medico “renitente” è dipendente o convenzionato: con l’interessato e l’azienda, l’Asl avvisa l’Ordine affinché notifichi la sospensione dall’attività. Le sanzioni sono scattate. In Friuli VG sono stati sospesi 177 operatori sanitari non vaccinati. In Lombardia il Tar ha rinviato in questi giorni il parere sul ricorso di 500 operatori sospesi, rinviando eventuale sentenza di sospensiva del provvedimento. In ogni caso, il giudice amministrativo potrebbe decidere su presupposti diversi da quelli che caratterizzano gran parte della Medicina. L’Ordine che sospende un medico rischia poi di risarcirlo? «Dall’iter del Dl 44 deriva per l’Omceo una responsabilità diversa rispetto a che se la procedura fosse interna. Noi sospendiamo in applicazione di una norma», dice Crisarà. «La sospensione in questo caso parte dall’Asl, l’ordine prende atto ope legis di un provvedimento emesso dalla Pubblica Amministrazione». In effetti l’iter ex Dl 44 non è la classica procedura sanzionatoria, con fase istruttoria e giudizio della Commissione d’Albo. Il ministero della Salute ha tra l’altro comunicato alla Fnomceo con una nota che è il Consiglio direttivo dell’Ordine – non la Commissione Albo – a formalizzare all’iscritto la sospensione disposta dall’Asl. In ogni caso, le stesse aziende vanno piano. «Stando al decreto legge del 1° aprile scorso – dice Crisarà – le prime sospensioni dovevano arrivare entro 30 giorni, cioè ai primi di maggio. L’Asl mi aveva chiesto subito gli elenchi degli iscritti. Oggi però si procede lentamente».
I numeri di Padova sono relativi a medici del Servizio sanitario. Ma i liberi professionisti non vaccinati iscritti all’Ordine risultano all’azienda? «In teoria l’Asl può sapere che il tal medico libero professionista non ha preso contatto con gli hub vaccinali, ma non ha il potere di contattarlo. Dovrebbe intervenire l’Ordine aprendo una procedura verso l’iscritto, ma ad oggi per quanto ci riguarda l’azione dell’azienda è solo sulla dipendenza e non conosciamo i numeri complessivi del fenomeno dell’elusione vaccinale. Oltre un mese fa ho chiesto all’Asl di avere i nomi degli iscritti non vaccinati per procedere noi come ordine a contattarli ed irrogare eventuali provvedimenti. Ma non ho avuto risposte». Crisarà ha sottolineato i giorni scorsi ai quotidiani che la formazione del medico implica tanto studi specifici con abilitazione via esame di stato, quanto “una quotidiana dimostrazione di integrità professionale sul campo”. Non credere nel vaccino, con ricadute sulla tutela di sé stessi e dei pazienti, è dunque come far cadere un asse portante del proprio essere medico.
Di fronte alla possibilità di un obbligo di green pass sui bus e al ristorante il governatore Luca Zaia ha espresso riserve sostenendo che l’obbligo avrebbe un senso se la campagna vaccinale si svolgesse in pochi giorni, con consegne e vaccinazioni a tappeto in tutta Italia così da impedire al virus di replicarsi. Crisarà controbatte: «L’ipotesi che la campagna proceda a rilento perché non vi sono vaccini per tutti non è esatta. In questa fase non mancano le dosi, è la gente che non si presenta, in tutte le fasce d’età. Nei prossimi giorni a Padova abbiamo 85 mila posti liberi, cioè 85 mila dosi che non saranno erogate. Il motivo probabile è che con Pfizer o Moderna praticati oggi la seconda dose cadrebbe a Ferragosto e quel giorno pochi italiani saranno in città. Verosimilmente l’afflusso tornerà a crescere dopo metà agosto. Ma avremo di fronte un mese di mancata copertura in presenza di un’impennata della variante delta che “buca” i vaccini. Ecco perché per i sanitari non è solo deontologico ma anche strategico coprirsi, e farlo prima possibile».
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