No alla “transumanza” della medicina generale.
Dal dibattito sindacale del quarantesimo congresso nazionale del sindacato autonomo emergono le criticità di ciò che vorrebbero le regioni attraverso un documento diffuso i giorni scorsi , privo di ufficialità, che ha creato sconcerto e incredulità per l’immagine distorta e mistificatoria che viene data alla Medicina Generale.
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“La rigida dipendenza dallo Stato – dice Angelo Testa, presidente nazionale Snami, – è mal applicabile al nostro comparto per la tipologia della nostra professione sul territorio che si fonda sostanzialmente sull’autonomia e sulla libera scelta dell’assistito e che è fondamentale nel rapporto duale di fiducia tra medico e paziente. Esisterebbero inoltre seri problemi per la nostra cassa di tutela e pensionistica. Il territorio è stato volutamente abbandonato dalla politica negli ultimi anni definanziandolo e favorendo la carenza di medici per una cattiva e voluta non programmazione. Oggi lo si vorrebbe far diventare il capro espiatorio di tutti i mali della sanità. È ben chiaro a tutti come la Medicina Generale gestisca il sistema medicina territoriale solamente come terminale di un sistema che è interamente mal gestito dalla politica. È altrettanto noto che depotenziare il sistema pubblico abbia il significato di spalancare le porte al privato e che determinerebbe la fine del sistema sanitario nazionale solidale e per tutti. Le soluzioni devono nascere dalla considerazione che la medicina del territorio debba avere molteplici sfaccettature e in alcuni casi delle importante differenze. La medicina rurale e dei piccoli paesi è profondamente differente da quella delle città e delle località prossime agli ospedali. È sicuro che lavorare in squadra è importante per una buona organizzazione del lavoro e come altrettanto sia utile avere dei supporti da parte di personale non medico, ma come un sistema rigido e di intruppamento forzato possa spersonalizzare la professione. Da sempre siamo fautori di come debbano viaggiare le informazioni e non i pazienti, di come la cartella clinica delle informazioni di salute dei pazienti debba essere memorizzata in una card implementabile da tutti i medici che hanno a che fare con quel paziente, che il cartaceo deve andare in pensione così come le ricette finte dematerializzate che di fatto devono essere stampate, escluso in qualche rara realtà. Siamo i medici che si interessano dei pazienti anziani, cronici e oncologici in studio e a domicilio, operiamo in circa 60.000 studi diffusi capillarmente, mentre le stazioni dei carabinieri sono circa 5.000. Operiamo anche in zone difficilmente accessibili e le consultazioni mediche ed i conseguenti interventi nei confronti i nostri pazienti per problematiche socio sanitarie, dalle più banali a quelle più gravi, sono milioni tutti i giorni. Con chi pensano di sostituirci ? “conclude il leader dello Snami. “Facciano retromarcia subito e la politica ascolti i tecnici. Cioè noi !”
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