Professioni sanitarie, i candidati sono sempre meno.
Cresce l'allarme sul personale sanitario del futuro.
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Per far fronte alla carenza il governo nell’anno accademico 2023-24 ha aumentato a 19.860 i posti al corso di laurea in Scienze Infermieristiche ritoccando verso l’alto anche gli altri corsi, Medicina in primis. Ma per le 22 professioni sanitarie i candidati sono sempre meno. Alla vigilia del test del 14 settembre nelle università pubbliche (qui non c’è il Tolc come a Medicina ma resta il concorsone in presenza) le domande complessive risultano diminuite dell’8,7%, da 69.704 a 61.783; considerando anche gli atenei privati salgono a 66 mila contro 72 mila del 2022. Nel frattempo, i posti a bando sono aumentati del 3,2%, da 32.998 a 34.440. Il dato pone interrogativi sugli stimoli rappresentati oggi da queste professioni in Italia. Ma ci sono altri spunti di riflessione. Ad esempio, le uniche tre regioni con balzi in avanti delle domande sono Calabria (+29,9%), Molise (+10,7%), Umbria (+3,2%). Poi il baratro, con Lombardia a -8,5%, Emilia-Romagna -7%, Toscana -11,2%, Veneto -11,8%, Lazio -12,5%, Campania -8,2%, Sicilia e Sardegna -10,4%. C’è da chiedersi se chi si laurea nella sua regione è poi intenzionato a restarvi per lavorare. La Federazione degli ordini degli infermieri chiede al governo, per evitare squilibri sull’asse Nord-Sud, di “intervenire subito sulle modalità di reclutamento e ingaggio per coprire sia i singoli servizi sia le singole aree geografiche con i più giusti e motivati professionisti, in coerenza con le competenze e le specializzazioni, grazie a concorsi mirati e infungibilità”. Fnopi lancia poi un allarme specifico: a Scienze infermieristiche le domande di iscrizione ai corsi di laurea sono crollate di un 10%. Il calo, che si ripete dopo un anno (nel 22 è stato -9%), raggiunge al Centro il 15%, al Nord il -12,6%, è la metà al Sud. Da 25.539 domande del 2022 si è scesi a 22.870 mentre i posti in ateneo offerti si impennavano a 19.860. Ogni 5 pretendenti a non passare è solo uno. Drammatico il confronto con l’anno accademico 2010-11 quando si iscrissero al test in 46 mila, il doppio.
C’è un secondo aspetto da considerare: il test per le 22 professioni sanitarie è unico e nelle 40 università pubbliche dove si svolge, a seconda dell’istituto, è consentito, accanto al corso desiderato come prima scelta, inserire dei corsi di seconda scelta. Tra gli aspiranti fisioterapisti (che sono tradizionalmente molti di più dei posti in palio) e qualche altra professione tecnica più di uno si riserva come seconda chance un’altra professione, anche quella di infermiere. E se non viene preso si iscrive, ma l’anno dopo, considerando anche la buona qualità degli insegnamenti, prova il corso dove si era indirizzato in precedenza (o anche Medicina) e, superato il test, abbandona la scelta precedente. Si stima che così Scienze infermieristiche perda più di uno studente su dieci. Per riuscire anche in futuro a “garantire salute a tutti”, l’ordine guidato da Barbara Mangiacavalli chiede che la “questione infermieristica” sia affrontata non solo aumentando i posti in ateneo, ma migliorando i percorsi formativi, finanziando le lauree magistrali abilitanti a indirizzo clinico e consentendo ai docenti infermieri di “rientrare sotto il governo del ministero dell’Università e non più sotto quello delle aziende”. Vanno inoltre cambiati i modelli organizzativi dando maggiore autonomia e (…) nuovi sbocchi di carriera e professionali. E va aumentata almeno del 200% l’indennità di specificità infermieristica.
Quest’anno però le cose non vanno molto meglio per le altre professioni. Le domande per le ostetriche sono diminuite di un 20%, da 6354 a 5059 contro 1098 posti in palio; -9,7% per i tecnici della prevenzione, 637 pretendenti su 937 posti in palio (in pratica, il numero chiuso non serve), e 637 sono i candidati ad educatori professionali contro 809 posti. Anche i ricercati fisioterapisti sono scesi del 7,2%: erano 20.013 le domande un anno fa e ora sono 18.572 ma a fronte di 2694 posti. In calo igienisti dentali (-3,8%) e tecnici di laboratorio (-10%); sugli scudi solo i logopedisti (+14%, 3724 su 885 posti) ed i tecnici di radiologia (+2,5%, 4468 su 1554 posti). «Come evidenzia la Presidente della Conferenza nazionale dei Corsi di Laurea delle Professioni sanitarie Alvisa Palese, malgrado l’aumento dei posti e l’attivazione di nuovi Corsi, non si è registrato un aumento dei candidati neppure per le Professioni storicamente attrattive», riflette Angelo Mastrillo Docente dell’Università di Bologna in Organizzazione delle professioni sanitarie e Segretario della Conferenza stessa. «Urge ripensare- in profondità ai sistemi di orientamento e tutorato sia per assicurare nei prossimi anni le risorse professionali necessarie al Paese sia per contenere la frazione evitabile degli abbandoni associati (quelli accennati relativi ai corsi scelti in seconda opzione, ndr) che hanno una potenziale ricaduta negativa su studenti, famiglie e collettività. Per sostenere una scelta informata e competente, il ministero dell’Università, su iniziativa delle sedi di Milano e Foggia, e con il ruolo facilitatore della Conferenza, con il Decreto 1327 del 10 agosto 2023 ha assegnato un finanziamento di circa 1,17 milioni di euro ad un progetto interclasse che coinvolge le 22 professioni sanitarie, 38 atenei e oltre 450 Corsi di studio».
Doctor News 33
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