Sempre più donne scelgono di diventare Ingegnere
Ma rimane un gap economico rispetto agli uomini
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Il rapporto del centro studi CNI dal titolo “L’universo femminile nell’ingegneria italiana” evidenzia come il numero di donne laureate nei vari corsi di ingegneria sia notevolmente aumentato negli ultimi 20 anni, di fatto cancellando il fenomeno che faceva di questi corsi una questione prettamente maschile, come invece succedeva negli anni ’80.
Un certo ‘gap’ rimane però tutt’ora visibile nella retribuzione economica: a 5 anni dalla laurea c’è una differenza media che va dal 7% nell’ingegneria industriale al 13% in quella edile o architettura.
Dai primi anni 2000 le laureate in Ingegneria sono quasi raddoppiate
Sono sempre di più le donne che scelgono di diventare ingegnere. Negli ultimi anni si è assistito ad un considerevole aumento del numero di ragazze iscritte ai corsi di ingegneria e conseguentemente anche al numero di laureate. Nei primi anni 2000 la ‘quota rosa’ nei suddetti corsi era del 16% sul totale dei laureati, mentre nel 2019 è quasi raddoppiata, assestandosi al 28.1%. Una quota che si è mantenuta stabile negli ultimi 10 anni, ponendo così fine al fenomeno che faceva dei corsi di ingegneria una materia prettamente maschile.
Inevitabilmente c’è stato un aumento anche delle donne iscritte all’Albo professionale (16.1%) quando nel 2015 era del 13.7% e nel 2010 del 10.8%.
Tutti questi dati sono forniti dal rapporto del Centro Studi CNI dal titolo “L’Universo femminile nell’ingegneria italiana”, presentato in occasione dell’evento “Ingenio al femminile”.
Sulla base di questi numeri, si stima che in Italia ci siano 174.900 donne che hanno un titolo di laurea in ingegneria, pari al 18.6% del totale. Negli ultimi anni c’è stato un incremento in tutti gli indirizzi di stampo ingegneristico, mentre in passato le ‘quote rosa’ si concentravano nell’ambito civile.
Addirittura nei corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Ingegneria edile-Architettura le donne sono la maggioranza, con una percentuale di poco superiore al 60%. Il numero di donne è consistente anche nei corsi di laurea della classe L-23 Scienze e tecniche dell’edilizia (36%) e in quelli della L-7 Ingegneria civile ed ambientale (30,9%), mentre si riduce notevolmente nella classe L-9 Ingegneria industriale e nella L-8 Ingegneria dell’informazione dove, in entrambi i casi, risulta inferiore al 24% degli immatricolati.
Il titolo universitario in ingegneria permette alle giovani laureate degli indirizzi industriali e dell’informazione di trovare un’occupazione con relativa facilità: ad un anno dalla laurea il 74% delle laureate in questi indirizzi svolge un’attività lavorativa. Più complicata la carriera lavorativa per le laureate del settore civile dal momento che la corrispondente quota di laureate occupate ad un anno dalla laurea si riduce al 54,1%.
Purtroppo però si nota ancora un certo ‘gap’ per quel che concerne i salari, sebbene tra gli ingegneri il divario sia meno ampio rispetto ad altri lavori. Una laureata in Ingegneria industriale o dell’informazione guadagna mediamente, a 5 anni dalla laurea, poco più di 1.700 euro mensili, contro gli oltre 1.850 dei colleghi uomini (7,6% in meno rispetto agli uomini). Più ampio invece il gap all’interno del gruppo “Ingegneria civile/Architettura” in cui a fronte di un valore medio pari a 1.644 euro netti al mese rilevato tra gli uomini, il corrispondente valore tra le donne è appena superiore ai 1.400 euro, ossia il 13,9% in meno.
In più, la situazione pandemica non ha certamente aiutato, penalizzando in particolare l’occupazione femminile, in particolare di quelle residenti al Sud Italia. Il tasso di disoccupazione per le laureate del settore civile è infatti arrivato nel 2020 al 6,4% (contro il 4,4% rilevato tra gli uomini dello stesso settore), mentre per le altre laureate in ingegneria il tasso scende sotto la soglia del 5% (laddove tra gli uomini è pari al 2,6%).
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