Si normalizza la quota di ingegneri abilitati dopo il boom del periodo pandemico
È quanto emerge dall’analisi periodica effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri
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Negli ultimi due anni la semplificazione delle procedure di Esame per l’abilitazione alla professione di ingegnere e ingegnere iunior, legata alle misure di prevenzione e contenimento della pandemia, aveva fatto aumentare in modo considerevole il numero di laureati abilitati alla professione di ingegnere. Nel 2022 la situazione sembra ritornare agli standard pre-Covid. In base ai dati raccolti ed elaborati dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, infatti, hanno conseguito l’abilitazione alla professione di Ingegnere 10.624 laureati magistrali (circa 4mila in meno rispetto al 2020 e al 2021), pari a circa un terzo dei laureati di riferimento. Nei due anni precedenti, invece, gli abilitati superavano la metà dei laureati.
Stazionario è il quadro relativo al settore degli ingegneri iuniores che continuano ad ambire poco all’abilitazione professionale: questa viene infatti perseguita da appena il 4% dei laureati, un valore in linea con quello rilevato nei due anni precedenti.
C’è poi la questione relativa all’iscrizione all’Albo. Resta, infatti, molto elevato il numero di laureati che, pur avendo conseguito l’abilitazione professionale, non si iscrive. A circa un anno di distanza dal termine della seconda sessione dell’Esame di Stato 2022, oltre la metà degli abilitati delle due sessioni non si è ancora iscritta all’Albo professionale.
In dettaglio, si può notare un sensibile calo del numero di abilitati alle professioni di ingegnere e ingegnere junior dopo il boom rilevato nel 2020 e nel 2021: 12.301 in tutto, il 26,2% in meno rispetto al 2020. Più nello specifico, hanno conseguito il titolo abilitante per la professione di ingegnere 10.624 laureati (il 27,3% in meno rispetto al 2021) e 1.407 (-7% rispetto al 2021) per quella di ingegnere iunior.
Un dato che appare, invece, in controtendenza è il processo di crescente “avvicinamento” all’abilitazione professionale da parte dei laureati del settore industriale e dell’informazione, tradizionalmente restii. Anche nel 2022, infatti, il gruppo più consistente di abilitati alla professione di ingegnere si rivela quello composto dagli ingegneri industriali che costituiscono circa la metà degli abilitati per la sezione A. Tuttavia, tale inversione di tendenza non si concretizza in una maggiore propensione all’iscrizione all’Albo da parte di questa categoria di ingegneri: ad oggi solo il 14,6% degli abilitati 2022 per la professione di ingegnere industriale e il 15,3% degli abilitati per il settore dell’informazione si è effettivamente iscritta all’Albo.
A livello geografico, aumenta la quota di abilitati della sezione A negli atenei del Centro Italia e, soprattutto, del Meridione, dove ha conseguito il titolo oltre il 35% degli abilitati, mentre, dopo l’exploit rilevato negli ultimi due anni, si riduce negli atenei del Nord-Ovest.
Consolidata invece la situazione tra gli abilitati per la sezione B, dove gli ingegneri civili ed ambientali iuniores continuano a costituire la quota più consistente, anche in misura maggiore rispetto all’anno precedente (60,2% contro il 57,8% del 2021). In calo la quota di ingegneri industriali iuniores (29,5% a fronte del 33,2% del 2021), mentre aumenta leggermente la percentuale di ingegneri dell’informazione iuniores che arriva a varcare la soglia del 10% (contro il 9% del 2021).
Quanto alle performance sugli esiti delle prove degli Esami di Stato, ancora una volta appare elevato il tasso di successo che nel 2022, così come nel 2021, supera il 90% tra i laureati magistrali. Una leggera flessione si rileva invece tra gli ingegneri di primo livello visto che la quota di abilitati scende, in questo caso, al 77,3% dei candidati (nel 2021 era l’80,1%).
“I dati rilevati dal nostro Centro Studi – dichiara Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – sono in linea con le preoccupazioni di questo Consiglio Nazionale che, dal suo insediamento persegue l’obiettivo dell’abilitazione e dell’iscrizione obbligatoria all’Albo per poter svolgere la professione di Ingegnere. Riteniamo, infatti, che l’esercizio di una professione come la nostra, fondamentale per la sicurezza e la salute dei cittadini, debba essere qualificato da un elemento di garanzia che solo il sistema ordinistico, vigilato dal Ministero della Giustizia, può assicurare”.
“L’avvicinamento costante all’abilitazione professionale da parte dei laureati nei settori dell’ingegneria industriale e dell’informazione – afferma Giuseppe Margiotta, Segretario del CNI delegato al Centro Studi – è un segno, ancorché parziale, dell’esigenza di qualificazione avvertita dai colleghi in queste branche fondamentali nell’attuale sviluppo dell’Industria 5.0, che noi sosteniamo con grande convinzione per le forti connotazioni etiche e deontologiche che implicano”.
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