Specializzandi in piazza. La vita di 24mila medici è ostaggio del Ministero
Protestano in 10 città i "camici grigi". "Il concorso è fermo da oltre due mesi, inaccettabile con la pandemia in corso
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“Il concorso è fermo da oltre due mesi e la vita di oltre 23.700 medici è ostaggio del Ministero dell’Università e della Ricerca. Una situazione inaccettabile, a maggior ragione con la pandemia in corso. Il Ministro Manfredi deve ascoltarci e intervenire al più presto”. È nelle parole di Alessandra Iorfida, 28 anni, medico del contact tracing alla centrale operativa della Regione Toscana a Carrara, il senso della protesta organizzata dall’associazione “Chi si cura di te?”, formata da precari, specializzandi, corsisti di medicina generale,in oltre dieci piazze italiane. Da Milano a Roma, passando per Padova, Genova,Verona, Bologna, Firenze, Siena, Pescara e Perugia (altre città, in testa Torino e Pisa, si aggiungeranno nei prossimi giorni) migliaia di giovani medici si sono ritrovati per protestare e chiedere al Ministero dell’Università e della Ricerca di sbloccare il concorso per l’accesso alle specializzazioni. Lo stop dura da settantacinque giorni segnati da ansia, aspettative, attese e rimandi. L’ultimo pochi giorni fa.
A Roma i giovani medici hanno protestato davanti alla sede del Ministero in Viale Trastevere, chiedendo a Manfredi di avere un’interlocuzione diretta “visto che – fa notare l’aspirante specializzanda – nei tavoli che sono stati convocati in questi due mesi il ministro non si è mai presentato”.
Vicenda, questa del concorso, “segnata da disorganizzazione e confusione”, che si sono tradotte in ricorsi “importanti come quelli presentati dai corsisti di medicina generale”. Inizialmente esclusi dal concorso poi, proprio in seguito ai ricorsi presentati, reinseriti nella graduatoria, per ora ancora provvisoria. “Poi c’è stata la storia delle domande annullate, in un caso per l’errore commesso dal ministero e, dopo, il ritardo con cui Manfredi ha comunicato che sarebbero state pubblicate le assegnazioni attese per il 3 dicembre”, va avanti Iorfida, segnalando le ripercussioni di questa situazione sulla sanità territoriale.
Tanti giovani medici, non conoscendo le loro sorti legate alla graduatoria, “non stanno accettando lavori sul territorio. Va da sé che avere meno forza lavoro è penalizzante, ancor di più in un momento come questo segnato dall’emergenza Covid”.
La situazione va sbloccata, insomma, come recita anche l’hashtag (#sbloccatessm) scelto, per rilanciare la protesta via social, da “Chi si cura di te?”. A Manfredi i giovani medici chiedono pure la possibilità, mantenendo ferma la data della presa di servizio al 30 dicembre, di comunicare agli atenei l’effettiva entrata in servizio più avanti. E ancora che si cominci a parlare di una riforma vera della specializzazione, “perché è vero che ha aumentato il numero delle borse a disposizione, ma il ministro non si è accorto che i partecipanti al concorso sono triplicati”, considera Iorfida. La riforma dovrebbe passare anche per un cambio del ministero che si occupa della gestione: per “Chi si cura di te?” da Università e Ricerca dovrebbe passare al Ministero della Salute. Prima, però, bisogna chiudere la vicenda del concorso.
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